BN - SVILUPPO NEGATIVO - Cos'è un rivelatore e come agisce

gioffry

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È fondamentale scegliere con attenzione il prodotto da utilizzare per lo sviluppo delle nostre pellicole. Con esso si governano le caratteristiche tonali (luci e ombre), il contrasto, la nitidezza e la grana.


immagine tratta da Google

I prodotti per lo sviluppo, più comunemente chiamati rivelatori, si dividono in due macro famiglie: i solventi e i non solventi.

Ma prima di tutto: come agisce un rivelatore? Per dirla in poche parole: reagendo con gli alogenuri della pellicola, il rivelatore trasforma quelli presenti nelle zone esposte in argento metallico (i neri che vediamo sul negativo) e lascia inalterati quelli presenti nelle zone non esposte (ovvero quelle che reagendo con il fissaggio diventano trasparenti).

RIVELATORE SOLVENTE (A GRANA FINE o ULTRA FINE)

Un rivelatore solvente, reagendo con gli alogenuri, ha la caratteristica di dissolvere e riposizionare sulla pellicola i grani. Si evitano così zone agglomerate e si ottiene una grana finale di piccole dimensioni e molto omogenea.

Di contro, questi rivelatori tendono a ridurre l’acutanza (ovvero la netta separazione ai bordi fra oggetti adiacenti con diversi toni, che genera una percezione di nitidezza generale) con il risultato di avere un negativo morbido.

Possiamo affermare quindi che un rivelatore solvente è particolarmente indicato ad esempio per i ritratti femminili e comunque per tutti i generi fotografici in cui non è piacevole vedere troppa grana. A questa macrofamiglia appartengono anche i rivelatori a grana finissima i quali, più che dissolvere i grani, li polverizzano!

RILEVATORI NON SOLVENTI (AD ELEVATA ACUTANZA)

Un rivelatore non solvente, reagendo con gli alogenuri, non dissolve la grana che dunque rimane marcata e ben visibile. L’immagine ne guadagna in nitidezza.

Di contro, questi rivelatori tendono a ridurre la gamma tonale e ad aumentare il contrasto (difetti che, se non voluti, sono difficili da correggere in fase di stampa).

Possiamo affermare quindi che un rivelatore non solvente è particolarmente indicato per i paesaggi (in cui la nitidezza è una cosa ricercata), per la street molto spinta (in cui la grana non è un difetto) e per i tiraggi (in cui si vuole ottenere dettaglio a tutti i costi). A proposito di tiraggi: se invece l’obiettivo della sottoesposizione non è quello di recuperare dettaglio ma quello di recuperare gamma tonale, allora è d’obbligo utilizzare un rivelatore solvente a grana ultrafine (vedi sopra).

E POI C’È IL KODAK D76

Il D76 è uno dei più popolari e storici rivelatori per pellicole bianco e nero. A mio avviso è la sintesi di tutto poichè con un unico prodotto riesci ad ottenere qualunque tipo di risultato, almeno fra quelli citati sopra.


immagine tratta da Google

È uno sviluppo solvente in polvere. Può essere utilizzato concentrato o diluito (1+1 o 1+3). Se concentrato, è un rivelatore a grana fine ma conserva un buon dettaglio nelle ombre e una vasta gamma tonale. Se diluito 1+1 produce una buona acutanza, un buon contrasto ed una buona nitidezza generale (questa è la mia formula preferita). Infine, se diluito 1+3 perde quasi del tutto il solfito di sodio e dunque assume le caratteristiche di un rivelatore non solvente: grana grossa, super contrasto e nitidezza che metà basta.

P.S. non sono un promoter della Kodak ... anzi, è bene che sappiate una cosa: per lavorazioni molto particolari è consigliabile utilizzare un rivelatore adatto; ma ho voluto scientemente parlare del D76 perchè è davvero molto versatile e, per chi è all'inizio, è un rivelatore che consente di fare tutto semplicemente cambiando la diluizione.
 

mangi

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Mi permetto di aggiungere che è un rivelatore molto usato ed è anche tra i più vecchi sul mercato. Posso citare un fotografo paesaggista famoso Michael Kenna che usa, o chi per lui:p, questo rivelatore in accoppiata con la pellicola kodak tx 400.
michael kenna

Anche qui c'è un argomento collegato....la durate e conservazione degli acidi, strettamente collegata alla scelta di un rivelatore. ne parliamo qui @gioffry o meglio aprire un topic apposta e riportarne il link?
 

gioffry

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Anche qui c'è un argomento collegato....la durate e conservazione degli acidi, strettamente collegata alla scelta di un rivelatore. ne parliamo qui @gioffry o meglio aprire un topic apposta e riportarne il link?
Argomento troppo importante per relegarlo ad un reply :) apri un post ad hoc max
 

mangi

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Argomento troppo importante per relegarlo ad un reply :) apri un post ad hoc max
ok, perfetto. Lo preparo con calma scrivendolo all'esterno e poi lo copio e incollo qui con un nuovo topic.
 

fabio pagnini

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Ciao, cosa ne pensate dei prodotti ars-imago? Volevo prenderli per la stampa in bianco e nero per carta multigrade. Consigli?
 

mangi

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Io sto provando lo sviluppo carta ars-imago, ma preferisco quello della ilford, il multigrade.
 

gioffry

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L’Ars-Imago FD è un rivelatore particolarmente adatto ai tiraggi (pellicole sottoesposte ovvero esposte ad un valore iso superiore a quello indicato dal produttore).

Cosa vuol dire?

È un rivelatore molto concentrato (dunque anche economico), ad alta energia (perché crea densità anche dove la pellicola è più trasparente in quanto ha preso poca luce), molto compensatore (perché evita che si formi densità eccessiva, anche con tempi lunghi di sviluppo, dove la pellicola è più nera in quanto ha preso più luce) e che sfrutta a fondo la sensibilità (non agisce in superficie).

Un rivelatore tipico (storico e molto più conosciuto) che ha queste caratteristiche è il Microphen ma anche il mio amato D76 ha caratteristiche simili se usato stock, non diluito.

L’Ars-Imago FD è un gran bel rivelatore se usato nelle giuste condizioni.

L’importante, infatti, è che la scelta di un rivelatore sia fatta con cognizione di causa, ovvero in funzione delle caratteristiche della pellicola e di come essa è stata esposta. I rivelatori sono uno diverso dall’altro: non sono cravatte (una non vale l’altra).

PS: Ars-imago FD e Bellini Hydrophen (nessuno lo dice ma) sono la stessa cosa.

PS2: fra i prodotti ars imago, non ho mai provato nè lo sviluppo carta nè il fix. Mentre uso abitualmente lo stop.
 

lever63

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Ma se ho capito bene la teoria, usare lo stesso rullino per ritratti maschili e femminili non è ideale, dovendo scegliere per tutta la pellicola una caratteristica unica.
 

gioffry

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Ma se ho capito bene la teoria, usare lo stesso rullino per ritratti maschili e femminili non è ideale, dovendo scegliere per tutta la pellicola una caratteristica unica.
È corretto.

È bene precisare però che un conto è percepire le caratteristiche di pellicola e rivelatore su un primo piano, un conto è percepirle su una figura intera.
 

mangi

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Quello ecologico? Perché preferisci l'altro?
per adesso l’ho usato una volta sola e mi è parso meno energico. Con ilford le foto mi appaiono in molto meno tempo. Devo fare una prova con la stessa foto sviluppata nei due acidi per vedere se poi alla fine ci sono altre differenze oltre al tempo.
 
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