Discussioni sempre interessantissime!
È un discorso lunghissimo e molto complesso, ma per quanto mi riguarda, ad oggi (consapevole che cambio idea una volta alla settimana minimo), la risposta che più mi soddisfa è che la street è una ricerca. che può essere intrapresa in moltissimi modi, ma ha alcuni denominatori in qualche modo ricorrenti.
In primo luogo che questa ricerca abbia come soggetto, in modo più o meno diretto, l’
essere umano, nelle sue più varie sfaccettature.
lo so che una foto di street non deve essere un semplice scatto di vita quotidiana rubata, ma dovrebbe raccontare qualcosa, o cogliere un momento realmente unico, solo che a volte basta un punto di vista diverso, una composizione particolare, che anche l'ordinario diventa soggettivamente straordinario.
Per quanto comune questo concetto sia a mio parere coglie abbastanza bene almeno una parte di questa idea. Nel guardare un immagine trovo ci siano fotografie con un soggetto così forte da poter prescindere ogni altra cosa, così come soggetti tremendamente banali rappresentati in modo così intelligente da “reggere” un immagine pur non raccontando (a livello di soggetto) praticamente nulla.
allora dovrei considerare questi scatti come non di street, ma poi se invece considero i fotografi che li hanno eseguiti e i contesti dove queste foto loro stessi hanno posizionato (foto di street), allora inizio a perdermi.
Qui a mio parere sta una delle chiavi di lettura che mi riportano a vedere questo genere come una ricerca, o ancora (forse) meglio un’attitudine. Credo, e questo lo considero un punto fermo, che la street difficilmente (o meglio non) si regga su un’immagine singola, ma sia invece un genere che lavori molto di più a progetti, inteso nel senso più lato del termine: non progetti necessariamente come un prodotto finale, finito e pubblicabile, ma come lavoro che insegue un’idea, un’estetica, un sentimento o comunque un
fil rouge.
In una parola? Proprio una, contata, per tagliare la famosa testa al toro? La street si distingue dalla fotografia urbana grazie alla stratificazione.
Questa cosa invece non mi torna! Il lavorare per livelli è sicuramente un ottimo modo, in generale, per creare foto che vadano oltre alla solita “persona che passeggia davanti a un bel muro”, ma non è sicuramente un indice di valutazione per street/non street. (o forse non mi è semplicemente chiaro cosa si intenda per stratificazione)
Se dovessi usare una sola parola, per quanto banale, trita e ritrita, vaga, e via dicendo, perfettamente conscio dei limiti e della scontentezza che mi porto dietro con questa affermazione, direi che la parola giusta è
amore. Amore per i propri soggetti, per l’essere umano e per il mondo, per la scoperta e la sperimentazione, per il nuovo e il vecchio, per la fotografia e per il processo che questa implica.
E qui arriva un altro punto che ritengo abbastanza importante: in questo genere credo sia più importante il processo di scattare rispetto al risultato finale, anche se sempre rispetto al fine stesso. Cosa che in ogni caso non giustifica in nessun modo il lasciarsi passare, in fase di editing, lo scendere a compromessi con un risultato mediocre perché legati emotivamente a un’immagine.
Credo quindi che la critica sia un processo fondamentale per crescere, in questo genere soprattutto.
E questo mi riporta, in qualche modo, ad una altra recente discussione:
Posso rincorrere sui ghiacci polari l'orso bianco per settimane con tutto ciò che comporta una cosa del genere,
ma se alla fine porto a casa foto mediocri o palesemente sbagliate tutto lo sforzo non è servito a nulla e se lo scopo era quello di fare belle foto all'orso bianco devo solo ammettere che purtroppo la cosa non mi è riuscita e invece
di tentare come a volte succede di recuperare l'irrecuperabile devo avere il coraggio qualche volta di più di buttare ciò che non va nel cestino….
FONTE
E qui entriamo più nel merito del mio personale modo di vedere questa indefinibile “street photography”. Quell’idea scontata di “amore” di prima, ha avuto nel mio modo di pensare principalmente tre risvolti.
Il primo, come facilmente lascia intendere questo messaggio (haha), è che mi piace spendere tempo per riflettere (e sproloquiare, anche) su quello che mi piace. Ed un consiglio che a me è servito molto è, oltre che ad una macchina, di lavorare molto anche su un bloc notes. Idee, appunti ed ogni cosa che viene in mente aiuta a crescere nel modo di fotografare.
In secondo luogo, lavoro con delle “regole”. Sono il primo convinto che le regole esistano, in qualche modo, per essere infrante, ma è un processo che si può portare a termine in modo corretto solo se si ha la perfetta padronanza di esse. L’amore, in questo senso, mi riporta ad uno studio attento di ciò che è stato, di quei paletti che sono esistiti e che ancora esistono a determinare un’estetica che è tutto tranne che vaga. In un genere che si rifà così poco a quelle regole tradizionali della fotografia, in questo senso la mia ricerca è partita dalle regole di uno dei maestri assoluti: Tony Ray-Jones (mi è sembrato stranissimo non trovarlo nelle molte pagine delle precedenti discussioni!)
Be more aggressive
Get more involved (Talk to people)
Stay with the subject matter (Be patient)
Take simpler pictures
See if everything in the background relates to subject matter
Vary composition and angles more
Be more aware of composition
Don’t take boring pictures
Get in closer (Use 50mm lens)
Watch camera shake (shoot 250 sec or above)
Don’t shoot too much
Not all eye level
No middle distance
https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/736x/54/de/76/54de7612e292220a12b12712b4be75ef.jpg
Da qui mi sono evoluto, ne ho aggiunte altre. Per farvi capire ve ne lascio alcune.
Questo è uno stralcio che proviene da una pagina del mio quaderno intitolata “
cosa no”.
Raccoglie alcuni di quelli che sono stati punti difficoltosi, soprattutto all inizio:
(…)
schiene ;
senzatetto e persone in difficoltà ;
minimalismo noioso ;
gente che cammina di fronte a un bello sfondo ;
coloro che si mettono in mostra (buskers ecc.) ;
persone intrappolate nel loro lavoro/stato sociale/ecc ;
cliche (ragazza col velo + pubblicità con gente svestita et similia) ; (…)
(viene diretto dai miei appunti così come sono, quindi scusate il caos)
Sono tutte cose venute a galla guardando le mie fotografie e ragionandoci sopra in relazione alla volontà di sviluppare un estetica personale, di evitare di scattare fotografie uguali a quelle di altri milioni di persone e di una miriade di altri concetti.
Beh, sicuramente un approccio diverso dal mio, ma altrettanto significativo. Fammici ragionare su, proverò a vedere qualche scatto dei miei "spacciatori" di fiducia (Coghe, Leuthard, Kim) e cercherò di filtrali in base al "tuo" approccio.
Prendo questo messaggio solamente a livello esemplificativo, perché raccoglie in una frase i tre autori più citati in tutta la discussione (e anche in altre che ho letto, appena arrivato, con interesse). L’approccio di questi è un buon modo per esemplificare altre idee che ritengo chiave, almeno nel mio modo di vedere la cosa.
Un ultimo appunto vorrei farlo su un concetto che mi sta terribilmente a cuore: il
rispetto. Faccio qualcosa che amo, per amore sia del medium in se, ma ancora di più per amore della materia che tratto. Trovo che molte delle mie “linee guida” si rifacciano, in qualche modo, a questo concetto. Vorrei fosse chiarissimo che non sto accusando di mancanza di questo chiunque non segua i miei personalissimi dettami, ma che semplicemente io la vivo così.
È uno dei motivi per cui, ad esempio, lavoro con un 35 mm e vado “dentro” alla scena. Per quanto in qualche modo sia invasivo e potenzialmente fastidioso, per quanto mi riguarda preferirei avere coscienza del fatto che qualcuno mi sta scattando una foto, anche se dopo il fatto, ed avere la possibilità di eventualmente confrontare il fotografo, piuttosto che essere spiato con un teleobiettivo.
Trovo molto più onesto e rispettoso il modo di lavorare di Gilden, che a mio parere trasuda amore per quello che fa pur nella sua sfacciataggine piuttosto che il modo di comportarsi di Leuthard e di tutta quella scuola che considera “far finta di niente”, e l’ignorare i propri soggetti come la risposta a (troppo spesso), una semplice paura del confronto mascherata dal mantra della presunta necessità di invisibilità. In cui credo ma al fine di immortalare la spontaneità, non di nascondersi. A prescindere poi da una questione di analisi dei risultati.
Il lavoro di Gilden lo trovo unico e incredibile, mentre quello di Thomas, pur facendo belle fotografie, spesso dozzinale, già visto e privo di un vero carattere.
Kim è una persona gentile, disponibile e molto simpatica, e fa un lavoro molto intenso per quella che è una magnifica comunità sparsa in tutto il mondo, però il mio consiglio è di non limitarvi nel cercare ispirazione, soprattutto se gli esempi non sono così egregi.
(Di Coghe penso di averne parlato in qualche modo per opposizione, ma non mi piace parlar male delle persone. Diciamo solo che tendo a boicottare determinati comportamenti che non trovo facciano bene a questo mondo).
È un approccio abbastanza restrittivo, e ne sono consapevole.Per dire, parlando di foto che mi soddisfano completamente il conto è ancora a 0!
Ciò che ritengo importante, pur ponendomi molti paletti è non negarmi ovviamente la possibilità di sperimentare e spaziare, infrangendo anche alcuni dei limiti che io stesso mi impongo!
Tutto questo si rifà a una mia personalissima visione della cosa, a volte condivisa da persone con cui ho avuto il piacere di discuterne, a volte no. Viene dalla contaminazione del mio lavoro con il fotogiornalismo, da alcuni di quelli che considero i miei maestri, e da un
grande gruppo di amici (consapevole che alle volte si possa sembrare un po’ rudi ma che c’è un grande lavoro per crescere e far crescere chiunque abbia voglia di mettersi in gioco), a cui vi invito, se volete, a dare un occhiata anche solo per uno sguardo a quello che oggi è questo mondo!
Avevo scritto, in origine, parecchio di più ma avendo perso tutto e trovandomi a riscrivere ho cercato di stringere un po’! Prima di tutto mi scuso per il papiro, ma non amo parlare a caso e voglio essere il più chiaro possibile quando mi esprimo! Nel caso questa discussione si rianimi, o se non è chiaro qualcosa sono ben felice di espandere!