Segnalazione: Assenza e fotografia come terapia

[ImmaginiDalFronte]

La fotografia è da molti vista come un modo per sfuggire al patema quotidiano, come un modo per raccontare il bello che ci circonda, da altri come uno strumento per raccontare il brutto.

Io mi chiedo: può la fotografia avere la capacità di funzionare come metodo terapeutico di noi stessi?
Può esorcizzare una paura?
Rinforzare la nostra personalità?

Su questo pongo l'attenzione nell'ultimo articolo postato sul blog pensierifotografici.


http://pensierifotografici.wordpress.com/2013/12/17/dellassenza-sulla-fotografia-come-terapia/




Nota: molto interessante e prezioso il contributo di Lorenza_F che suggerisce il lavoro svolto da Cristina Nunez, di cui troviamo un articolo ad esempio qui ed un secondo articolo con un maggior apporto fotografico qui.



Qual è il vostro punto di vista?

Quale esperienze potete testimoniare a tal riguardo?

 

[Hypereyed]

Testimonio personalmente: con me, terapeuticamente, funziona.

Ho due appigli di stampo unico, capaci entrambi di riconciliare la realtà al mio pensiero. Essi sono scrittura (lettura) e fotografia.
Se nel primo caso ho potuto diluire nel tempo la presa diretta degli effetti, avendo scritto sin dall'infanzia come forma di nicchia dell'Io, con occhi e immagini il raccolto è stato netto e sostanziale da subito.

Se volete, è la cura della riflessione. Di contro all'istantaneità di quel che prediligo, amo romanzare le vite dei soggetti, umani e non. Incollo alla vista personaggi, umori, trame intere. Perché? Forse un tentativo di psicologia inversa, emozionale e cosciente.
Anziché recepire il nodo duro dei problemi, ho imparato a renderli lontani e buffi. Come? Osservando, scattando, immaginando la loro applicazione ad una scena, uno scorcio, qualunque brandello di bellezza.
Processo magico, soluzioni creative che giungono alla mente. Dilemmi morti e sepolti.
Tutto grazie a lei, la fotografia.

 

[ImmaginiDalFronte]

Grazie per questa testimonianza

Se volete, è la cura della riflessione. Di contro all'istantaneità di quel che prediligo, amo romanzare le vite dei soggetti, umani e non. Incollo alla vista personaggi, umori, trame intere. Perché? Forse un tentativo di psicologia inversa, emozionale e cosciente.


Queste parole mi fanno riflettere.