Siediti al mio umile desco viaggiatore e ascolta la mia storia. Non ti parlerò di miti ed eroi, nessuna prosa che decanti le gesta dei nobili cavalieri, voglio solo narranti la storia di due goffi individui: Paolino, l'eremita del monte Fuji, e l'astuto Luca, meglio conosciuto come Faina.Il Viandante in nero emerse dalle tenebre.
Non ci sarà gloria per loro, una fine funesta? Chissà...
...erano le prime ore di un pomeriggio umido e nebbioso. Sospinti da un remoto desiderio di esplorazione, i due compagni di (dis)avventure decisero di prendere il treno e dirigersi a Venezia, città d'arte e misteri.
Non era certo la loro prima visita, per questo decisero di divincolarsi dai percorsi che i pellegrini erano soliti seguire, imboccando calli sempre più strette e tortuose, in una zona amena.
Man mano che si inoltravano in quel dedalo infernale, l'imbrunire scendeva silenzioso.
Le poche case che sembravano abitate, avevano già le porte sprangate....
Venezia_misteriosa_11 di iPol85, su Flickr
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...e cominciava a filtrare solo qualche sporadica luce dalle finestre che si affacciavano nei vicoli.
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La presenza umana sembrava essersi dissolta, tranne una piccola resistenza di strani individui che ebbero modo di incrociare in prossimità delle fonti luminose. Se ne stavano immobili, lo sguardo vacuo, le braccia lungo i fianchi, solo gli occhi guizzavano a scandagliare attorno a loro, febbrili.
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Paolino e Faina cominciano a diventare inquieti, a rafforzare il loro cupo stato d'animo è la perdita dell'orientamento; il cielo è una lastra di marmo nero, impenetrabile. Nemmeno le stelle possono aiutarli, sono soli. Tentano di procedere a ritroso, ma le calli che imboccano sono differenti, è come se cercando di tornare indietro si addentrassero invece sempre più nel profondo di quel labirinto lagunare.
Passa un pò di tempo prima di incrociare il primo ponte, non ci avevano ancora fatto caso, era come se avessero vagato a lungo in una porzione di Venezia priva di canali.
Titubanti iniziano a salire i primi gradini, sono stanchi ed affamati, si muovono con circospezione e lentezza smisurata, spaesati come mai era successo loro in vita.
Nel mesto silenzio del ponte, percepiscono un rumore di passi. Tre persone che si avvicinano a loro, bene potranno chiedere di essere guidati fino alla stazione. Faina con caparbietà si avvicina al gruppetto, ma ancor prima di aprir bocca i suoni gli si mozzano in gola, pietrificandolo: quegli individui davanti ai suoi occhi perdono forma, dissolvendosi.
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L'eremita soffoca un urlo, arretrando fino al parapetto del ponte, con tanta foga da cadere quasi in acqua. Luca si affretta verso l'amico e quasi gli ruzzola addosso, investito da una folata di vento gelido, come se qualcosa lo avesse urtato.
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"Si sono dissolti c***o, come neve al sole!" esclama Luca.
"Ho visto, o meglio... avrei preferito non vedere! Siamo stanchi Faina, sono allucinazioni dovute alla fame, ci stiamo facendo condizionare dal luogo. E' imp..." sgomento si dipinge nel volto austero di Paolino, fissando con terrore la parte dietro di loro.
Faina si gira di scatto, il nulla.
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"Razza di un babbeo, che ti prende?"
"Ehm, mi sembrava di aver visto qualcuno, devo essermi sbagliato" ammette sconsolato l'eremita. Decidono di muoversi da quel ponte, e alla svelta.
Eppure Paolino aveva ragione, qualcosa li osserva...
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...ed ora ha deciso di seguirli!
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Ancora una volta sono i pronti riflessi di Faina che lo mettono in allarme. Percepisce qualcosa, un'aura malvagia grava attorno a loro, inquina i loro pensieri, ammorba il loro respiro. Aumentano il passo, falcate sempre più ampie, vogliono allontanarsi da quel posto o impazziranno.
Imboccano le calli a caso, l'istinto prevale sulla ragione; dopo averne attraversata una particolarmente angusta, sbucano in un portico. Il pavimento luccica al lume delle lampade appese del soffitto, la curiosità di Paolino lo induce ad inginocchiarsi e mettere una mano sul pavimento, ma non c'è tempo. Faina è sicuro, sono inseguiti. Prende per il braccio l'amico e lo strattona via. La mano di Paolino che prima poggiava sul pavimento ora stringe il saio bianco per agevolargli la corsa: il tessuto lentamente si tinge di rosso.
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Corrono a perdifiato, cozzando contro pareti e inciampando nel terreno irregolare. Faina intravede quello che gli pare il vicoletto che avevo imboccato inizialmente, prima che la loro odissea avesse inizio. Un sorriso mordace gli increspa le labbra, gira in favore del vicolo e l'entusiasmo viene annientato. Quella zona è corrotta, sono stati fregati.
Il vicolo non è quello, ma ancora più peggio è cieco e mal illuminato. In fondo due porte, dietro di loro sussurri sommessi e l'eco di passi.
Devono scegliere una delle due porte, perché dietro di loro...
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....Il Viandante in nero emerse dalle tenebre.