Hypereyed
GURU
«Ma il problema, oggi, non dovrebbe essere quello di usare mezzi antichi per sentirsi “sani” contro un mondo tecnologico. In fondo, anche questa, può diventare in alcuni casi una forma di feticismo, speculare a quello per l’ultimo smartphone uscito sul mercato.
L’essenziale è avere “un pensiero analogico” nel mondo digitale, unendo il meglio di entrambi.
Dovrebbe essere questo, in tanti ripetitivi convegni sulle sorti della fotografia, l’oggetto del contendere, ed è in apparenza paradossale che sia un film a cogliere bene quest’aspetto cruciale».
«[...] il fotografo, consapevolmente, rinuncia a scattare l’irripetibile sequenza di foto e preferisce vivere intensamente quel momento, stare lì, con lo stupore e l’emozione addosso, senza doversi concentrare su inquadrature e tecnicismi.
L’uomo – potremmo dire col pensiero analogico – prende il sopravvento sul freddo professionista.
Certo, si può sostenere – non senza qualche ragione – che da un professionista ci si aspetta il risultato sempre e comunque, dunque risulta assurdo l’approccio di Sean, che rinuncia al suo “istante decisivo” dopo averlo inseguito tanto caparbiamente.
Ma si può anche sostenere, viceversa, che proprio così si manifesta la sua grandezza umana, e non può esserci un grande fotografo laddove non c’è un grande uomo. Forse».
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/06/walter-mitty-hollywood-il-pensiero-analogico-e-la-ricerca-del-negativo-perduto/833404/
L’essenziale è avere “un pensiero analogico” nel mondo digitale, unendo il meglio di entrambi.
Dovrebbe essere questo, in tanti ripetitivi convegni sulle sorti della fotografia, l’oggetto del contendere, ed è in apparenza paradossale che sia un film a cogliere bene quest’aspetto cruciale».
«[...] il fotografo, consapevolmente, rinuncia a scattare l’irripetibile sequenza di foto e preferisce vivere intensamente quel momento, stare lì, con lo stupore e l’emozione addosso, senza doversi concentrare su inquadrature e tecnicismi.
L’uomo – potremmo dire col pensiero analogico – prende il sopravvento sul freddo professionista.
Certo, si può sostenere – non senza qualche ragione – che da un professionista ci si aspetta il risultato sempre e comunque, dunque risulta assurdo l’approccio di Sean, che rinuncia al suo “istante decisivo” dopo averlo inseguito tanto caparbiamente.
Ma si può anche sostenere, viceversa, che proprio così si manifesta la sua grandezza umana, e non può esserci un grande fotografo laddove non c’è un grande uomo. Forse».
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/06/walter-mitty-hollywood-il-pensiero-analogico-e-la-ricerca-del-negativo-perduto/833404/