Sin da bambino sono stato piuttosto incline alla solitudine. Se, da un lato, il lavoro dei miei genitori mi costringeva a stare solo per ore e ore, dall'altro, è pur vero che la cosa non è mai stata motivo di dispiacere da parte mia. In fondo per un bambino è sempre bello aver la casa a propria disposizione, avere uno spazio che, seppur per poco, è solo proprio.
Più son cresciuto, tuttavia, più mi son reso conto che il mio apprezzare la solitudine è solo un modo "diverso" di concepire i rapporti, un modo che nel suo contrasto intrinseco mi permette di apprezzare fino in fondo il valore del tempo passato insieme ai miei cari proprio perché quel tempo è completamente diverso da tutti quei momenti passati fra pensieri, libri e film. E ho capito che se c'è una cosa al mondo che davvero mi spaventa è proprio la solitudine, non intesa come lo star da solo ma come l'esser solo.
Quando ho visto quest'uomo a Hyde Park...beh non ho potuto fare a meno di pensare a tutto questo, al perché alcune persone finiscano per rimanere sole, perché altre siano incompatibili con la società e inevitabilmente ne finiscano ai margini e a cosa voglia dire essere soli, ma soli davvero.
Ora, so bene che magari questo ragazzo in particolare si stava facendo i cacchi suoi (anche se c'è da dire che è rimasto su quella panchina per almeno tre ore visto che io ho fatto in tempo a visitare una mostra di arte e a fare il giro di tutto il parco) però il suo essersi seduto in una panchina così lontana da tutti e in mezzo ad un gigantesco prato verde mi ha comunicato un profondo senso di solitudine.
Solitudine a Hyde Park di
juku91, su Flickr
La canzone è "Needle in the hay" di Elliott Smith:
Taggo qualche amico che spero gradirà:
Ale C marmar (anche se mi odierà visto che non sono venuto a Venezia)
nemor Harma enzo (che non sento da un sacco)
kemper MatEOS Stefano.Minella (che avrà sicuramente da ridire ma che, proprio per questo, apprezzo tantissimo)
Fearless