Jacopo, anzitutto ti ringrazio per avermi tirata in ballo, anche se non mi considero affatto "autorevole"
Definisco partendo da una considerazione doppia: la
street racconta, la
street impone.
Il dato artistico alla base della fotografia è tanto vario quanti sono gli occhi dietro una macchina, ma resta imprescindibile. Ogni genere ne porta un esempio.
La street chiaramente non è da meno. Diversamente da altre categorie però, nella fotografia di strada viene meno quel che molti autori dello scatto ricercano e approfondiscono nello
still life, nel ritratto in studio o nel macro: la possibilità di
operare attivamente su oggetti e soggetti in vista di un risultato visivo.
In
street questo non può avvenire, pena lo scivolamento istantaneo in una condizione altra.
Modalità
candid dunque, come già è stato scritto.
Benissimo. Esulando da ambientazioni e protagonisti,
street per quanto mi riguarda è
l'applicazione del metodo induttivo in fotografia.
Senza il lusso del controllo, è il particolare che si impone costituendo inizio e fine dell'esperienza, permettendoci di raccontare un'immagine interessante solo
cogliendo ciò che vediamo.
Là dove siamo pronti, chiamiamo a noi un significato, lo interpretiamo privi di meccanismi agenti ma atti solo alla sua ricezione artistica, stiamo facendo
street.
Diversamente, la deduzione prende le mosse da postulati iniziali che comprendono intervento diretto nella decisione riguardo ad essi, fino a modificare la struttura portante del nostro ruolo.
Se abbiamo potere sugli elementi, possiamo stabilirne le condizioni e giocarne i dettagli in favore del lavoro,
deduciamo una fotografia nei mille generi che, chiavi in mano, ci permettono d'essere autori plasmanti.
Chi induce fa
street. Chi deduce fa tutto il resto.
Ergo, ogni volta che gli strumenti a beneficio dell'immagine mentale sono soltanto la presenza fisica e l'occhio, stiamo navigando nella
street. Anche in un ritratto rubato. Anche nella vista di un manufatto metallico splendidamente illuminato che ci colpisce nella cucina della nonna.
Ecco come la penso.