E no, appunto
Gianni, devo ammettere il mio campanilismo in questa discussione.
Detesto le
reflex. Sono oscene, ma argomenterò con armi meno estetizzanti, per chiarire il punto di vista anche a vantaggio di
Ramon
Le
reflex così come siamo abituati a concepirle sono un'invenzione abbastanza recente.
Possiamo affermare per sommi capi che, quando si è imposto
su larga scala un certo tipo di iconografia commerciale alla metà degli anni '80, le macchine di classico formato 35 mm si sono proporzionalmente ingigantite.
Da una base costruttiva meccanica pura, che comprendeva un solido corpo compatto in bachelite, si è passati alla plastica. Con la plastica è giunta l'elettronica a chili, che ha cannibalizzato il precedente sistema aprendo il fianco a nuovi orizzonti.
Nel mentre si viveva una sorta di rivoluzione culturale, per cui il canone del fotografo non corrispondeva più al vagabondo matto armato di pochi strumenti che documentava la vita, ma a una specie di
hipster legato al mondo della moda, remunerato con cifre esorbitanti e incollato alla sua sala di posa vita natural durante.
Eccoci alla congiuntura: le macchine fotografiche DA STUDIO. Le
reflex, come le conosciamo.
Cucite addosso a questa categoria di professionisti, che non sognavano nemmeno nelle fantasie più sfrenate di portarle in giro come viaggiatori.
Il pentaprisma è sempre esistito. Ospitato in corpi dalle dimensioni dignitose e dal
design elegante che oggi, per manifesta inferiorità, si cerca di copiare.
Con la mutazione delle macchine non ci si è posti il problema di andare incontro ai reportagisti semplicemente perché nessuno di loro ha mai smosso il mercato dei soldoni.
La moda lo ha fatto, il
fashion e una certa tendenza al sensazionalismo lo hanno
certamente fatto.
Quindi, dittatorialmente, è scattato il meccanismo della corrente produttiva. Quel che si proponeva "desiderabile" è salito in cattedra, soppiantando forme antiche e offrendo come unica via le nuove.
Il resto è storia, con l'avvento del digitale e dello scatto alla portata dell'ultimo degli imbecilli.
Perché dunque questa nuova tendenza alla riduzione, quando solo vent'anni fa si gridava "gigantesco è bello"?
Hanno scovato una nuova sacca di consumatori da spennare, ovvio.
Concludendo la mia analisi spiccia, non vedo l'ascesa delle
mirrorless come la rincorsa del momento, quanto invece come un piacevole ritorno al passato finalmente sostenuto da un po' di fortuna.
Vero, si può obiettare che il divario tecnico colmabile è ancora discreto. Si tratta solo di tempo, però.
Le
reflex moderne devono vivere in studio. Se siete fotografi stanziali, non troverete di meglio.
Chi ama muoversi, cogliere la polvere e i sorrisi, guardare e bearsi di ciò che può conservare per l'intera vita, semplicemente
non può aggirarsi con dei mostri del genere al seguito.
E vivaddio, persino i "cattivi" delle case produttrici, hanno finalmente capito che è una questione di onestà (e furbizia) intellettuale.